Diagnosi precoce dell’Alzheimer: ecco il sintomo che lo annuncia 15 anni prima

C’è un sintomo che annuncia 15 anni prima la diagnosi precoce di Alzheimer. A rivelarlo è stata la scienza: ecco qual è e che cosa sapere.

In questi anni si stanno facendo grandi passi avanti in merito alla malattia neurodegenerativa, questo grazie alla ricerca che non si è mai fermata. Ogni notizia è importante anche perché parliamo di una condizione medica che si fronteggia in modo limitato.

Proprio perché gli strumenti per curare l’Alzheimer sono pochi, tutti gli studi sul campo sono necessari in quanto in grado di aiutare i medici ad agire in maniera preventiva e soprattutto prima che sia troppo tardi per intervenire. In tale circostanza, sorge una nuova speranza dato che si è fatto un ulteriore passo avanti.

Per prima cosa bisogna sottolineare che non si tratta di una soluzione, ma un aiuto preventivo importante. Questo perché è stato individuato un sintomo in grado di fare una diagnosi precoce di Alzheimer. Parliamo di una sorta di spia presente nel nostro organismo che anticipa gli effetti della malattia di 15 anni.

Diagnosi precoce di Alzheimer: la ricerca

La nuova importante ricerca è stata presentata all’incontro della Radiological Society of North America. Lo studio ha rivelato una connessione tra lo sviluppo dell’Alzheimer e un quantitativo alto di grasso viscerale nell’addome. La presenza del grasso nascosto sarebbe correlata ai vari mutamenti del cervello.

Diagnosi precoce Alzheimer: ricerca
La ricerca ha rivelato una correlazione tra grasso viscerale e Alzheimer – lineatemporale.it

Parliamo quindi di un campanello d’allarme molto importante, soprattutto per il fatto che si manifesta anche 15 anni prima dei sintomi dell’Alzheimer come la perdita della memoria. Ciò non vuol dire che tutti coloro che hanno del grasso viscerale sull’addome siano predisposti alla malattia neurodegenerativa. A livello statistico, parliamo di una donna su cinque e un uomo su dieci.

A parlare di questa scoperta è stata l’autrice della ricerca Mahsa Dolatshahi, nonché ricercatrice del Mallinckrodt Institute of Radiology (Mir) alla Washington University School of Medicine di St. Louis. Ha rivelato che diversi studi hanno collegato l’indice di massa corporea a un rischio di demenza. È di certo un campanello d’allarme che poterebbe migliorare le condizioni future di una persona e che non deve essere snobbato.

Lo studio si è focalizzato sui dati di 54 volontari sani dal punto di vista cognitivo e con un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. Il loro indice di massa corporea medio era di 32. I vari test fatti hanno riportato come il grasso sottocutaneo possa contribuire allo sviluppo della malattia dell’Alzheimer.

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