Questo castello è antichissimo e sembra sia caratterizzato da un misterioso particolare. La sua storia parla di una leggenda sanguinaria.
Sono diverse le persone che amano immergersi nei ricordi storico-culturali di un tempo e per poterlo fare raggiungono delle mete adatte a questo tipo di esperienza. Un tuffo nel passato fatto di intrighi, sotterfugi, tunnel sotterranei e tantissime leggende create intorno a determinati luoghi.
Una fra tutte sembra aver attirato l’attenzione di molti, i quali sono venuti alla scoperta di un evento sanguinario avvenuto all’interno di un castello. A vederlo, però, sembra faccia parte di una fiaba e la sua mastodonticità non può che far rimembrare dei tempi in cui questi bastioni erano determinanti per la difesa di una popolazione. Proprio per questo motivo, al loro interno poteva avvenire proprio di tutto, dalle torture, fino ai racconti più disparati di prigionieri di guerra.
Si chiama Castello di Roccascalegna ed è situato in provincia di Chieti, in Abruzzo, ed è visitabile a soli 4 euro previa prenotazione. La sua costruzione è avvenuta sulla cima di una sporgenza alquanto rocciosa e contornata dalla natura più selvaggia. Questa posizione è stata scelta per essere dominante in confronto al centro abitativo. I primi mattoni sono stati posti nel XII secolo, in quel periodo medievale caratterizzato proprio da diverse costruzioni di questo genere in gran parte d’Europa.
Una storia sanguinaria indimenticabile
Ci troviamo sulla valle del Rio Secco, dove dal basso si può vedere una costruzione mastodontica erta su un ammasso per lo più roccioso. La sua leggenda parla di un personaggio molto particolare, chiamato Corvo de Corvis, il quale ha avuto da affaccendarsi con un editto, chiamato “Jus Primae Noctis”. Era il 1646 quando il barone aveva deciso di introdurre la prassi del tempo riguardante ogni novella sposa che abitava nel Feudo di Roccascalegna.
La sua idea fu quella di far passare alla donna la prima notte di nozze direttamente con lui al posto del marito. Ma ciò, ovviamente, non sconfinferava affatto i residenti di tale feudo, i quali più volte avevano mostrato tutta la loro disapprovazione contro tale editto.
Una notte, poi, una donzella, o un uomo mascherato da tale, decise di farsi coraggio e di accoltellare il barone nel talamo nuziale. Sembra che quest’ultimo abbia lasciato l’impronta della sua mano insanguinata su una roccia della torre, la quale però è crollata nel 1940. In molti sembra abbiano tentato di togliere il sangue dalla roccia, ma esso riaffiorava misteriosamente.
