Alcuni ricercatori dell’ISS hanno dimostrato che, innalzando la temperatura fino a 28°C, la temperatura massima prevista per il mese di giugno, la carica virale subisce un drastico decadimento entro le prime 24 ore dall’emissione di droplet infette. Per raggiungere gli stessi livelli di decadimento alla temperatura di 20-25°C (temperatura ambiente) invece sono necessari 3 giorni. La vitalità del virus può essere quindi influenzata dalla temperatura ambientale: in pratica, come si era già ipotizzato nei mesi scorsi, ma senza riscontri scientifici, la stagione calda potrebbe ridurre la probabilità di trasmissione del Covid. Limite di questo studio è il piccolo numero di temperature testate, che non consente una valutazione accurata dell’influenza della temperatura ambientale sulla stabilità del virus. In conclusione, l’aumento della temperatura osservato in estate può influenzare la resistenza ambientale di SARS-CoV-2, ma questo, precisano gli scienziati, non influenza la necessità di mantenere misure di allontanamento sociale.
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